Negli animali è molto ben radicato l’istinto di sopravvivenza, il desiderio spasmodico di vivere. Nell’uomo tale impulso naturale viene molto spesso deliberatamente ripudiato. Le motivazioni per spingersi all’estremo gesto finale possono essere molteplici: un distruttivo periodo della nostra esistenza, la mancanza di risorse finanziarie, o dopo un conscio e intenzionale cammino alla ricerca della strada che ti porti a liberarti di una vita colma di sofferenze e disperazione. L’improvviso desiderio di morte in una persona che magari fino a pochi giorni prima era l’immagine della vitalità, genera forte malessere tra parenti, amici e conoscenti. Per suicidio, quindi, (dal latino suicidium, uccisione di se stessi) si intende il momento in cui un individuo si procura deliberatamente la fine della sua vita.
Pensiamo a coloro che vivono in carcere, in quelle strettissime celle dove manca l’aria e si respira a stento. L’unica via d’uscita è l’impiccagione.Parliamo delle centinaia, delle migliaia di italiani qualunque, vittime della malagiustizia. Degli oltre 50mila casi che vedono e hanno visto gente innocente sbattuta come cani in un canile chiamato galera e trattenuti in attesa di giudizio. Ora come ora le carceri italiane sono un ammasso di carne umana in attesa di essere divorata da questo o quel giudice che, accerchiato dal PM di turno, viene martellato con prove non comprovate e denunce accettate per far numero, e si prepara a sentenziare la fine morale dell’imputato. Cosa deve fare una persona, fino a pochi giorni prima incensurata e d’improvviso rinchiusa in carcere per non aver commesso niente? Cosa deve fare di fronte alla non legge italiana?
Sapete i paladini della giustizia, alias PM, Gip, Gup e compagnia varia, cosa rispondono? Che è tutta colpa degli avvocati e che noi italiani siamo un paese troppo litigioso, che ci incendiamo con nulla, e che andremmo fatti fuori sin dalla culla, dal primo vagito… Uno dei più grandi mali della giustizia italica è l’imperante protagonismo di chi usa il proprio mestiere come trampolino di lancio verso la politica, il potere a 360°. Come possono riuscire ad essere dei buoni e imparziali giudici se la loro mente è 24 ore al giorno intrappolata da pensieri di grandezza e dominio? Non gli basta l’egemonia che hanno su quei poveri cittadini che non hanno mezzi per difendersi?
In fondo più carcerati s’impiccano più casi verranno chiusi. La carta più alta sarà sempre e comunque in mano alle toghe nere, causa molto spesso di veri massacri.